I nuovi trend per il 2022: dalla Jawline Definition al Fat-Grafting, si prevede un boom per collo, occhi e ridefinizione mandibolare
di Maria Serena Patriarca
Mancano pochi giorni all’apertura, a Parigi, dell’IMCAS World Congress, che si terrà dal 27 al 29 gennaio 2022 e dove si farà il punto sulla situazione mondiale in fatto di dermatologia, chirurgia plastica e scienza antiaging.
In base all’andamento degli interventi e trattamenti di chirurgia estetica dello scorso anno si può già ipotizzare qualche “proiezione” per il 2022, basandosi essenzialmente sui trend messi in evidenza dall’ AICPE (Associazione Italiana di Chirurgia Plastica Estetica).
La chirurgia estetica del volto continuerà ad essere un pezzo da novanta fra i trattamenti richiesti. La Jawline Definition, o ridefinizione del bordo mandibolare, è un settore in sicura ascesa: si tratta essenzialmente di una procedura che permette di conferire un aspetto più sensuale al terzo inferiore del volto, molto richiesta anche dai divi (uomini) di Hollywood. L’obiettivo è di enfatizzare la linea mandibolare, ricostituirne la continuità e conferirle una più netta definizione.
Rinfrescare il contorno occhi, complici -fra l’altro- l’ascesa delle videoconferenze dovute al periodo di pandemia e l’indosso frequente della mascherina (che mette in evidenza lo sguardo), è stata una delle esigenze più avvertite nel 2021 (basti pensare che la blefaroplastica ha registrato un aumento delle richieste intorno al 20% nel primo semestre del 2021), e certamente la tendenza non sembra affievolirsi con il nuovo anno.
Ma anche la zona del sottomento è protagonista di sempre più frequenti richieste di intervento da parte del chirurgo estetico.
Secondo i dati diffusi dall’AICPE sono almeno 20 i trattamenti -più o meno invasivi- utili a migliorare l’aspetto del viso contrastando lassità e svuotamento legati ai naturali processi di invecchiamento della cute (acuiti talvolta dallo stress legato all’ansia da Covid), oppure a correggere inestetismi con i quali non ci si sente a proprio agio. Solo il chirurgo estetico è in grado di dare la giusta indicazione su quale sia il percorso corretto da seguire, e più indicato per ogni singola persona, dopo un’attenta valutazione delle caratteristiche specifiche del viso e delle aspettative del paziente.
Un’interessante prospettiva di crescita la offre la chirurgia rigenerativa, che consiste nel trapianto di cellule e tessuti del paziente stesso da una sede a un’altra. Questa è ritenuta senza dubbio una valida alternativa agli iniettivi (botox e acido ialuronico) e viene sempre più spesso impiegata nella ridefinizione dei volumi del viso, anche in combinazione con altre pratiche chirurgiche come lifting o blefaroplastica, per esempio.
Uno spazio a sé ha la pratica del Fat-grafting, ovvero un trapianto autologo di tessuti ricchi di cellule adipose (prelevati da fianchi o addome) e cellule staminali che permette di rimpolpare le zone svuotate del viso, al fine di promuovere la rigenerazione cellulare nella sede di trapianto.
La zona più difficile da trattare? Quella che si definisce terzo inferiore del volto, ovvero il tratto cervico-mandibolare, mento e zona periorale, insieme alla parte superiore del collo. Ciò perché proprio in questa sede i trattamenti non invasivi, come laser, iniettivi, fili di sospensione e radiofrequenze, offrono risultati transitori e talvolta poco soddisfacenti. Per intervenire con risultati efficaci e duraturi sulla zona del terzo inferiore del viso e sul collo, invece, è opportuno ricorrere al percorso chirurgico: le tecniche per migliorare l’aspetto della linea mandibolare (o jawline) mirano a contrastare la discesa dei tessuti molli verso il basso. La jawline si è molto evoluta negli ultimi anni, tanto da permettere oggi di raggiungere risultati estremamente naturali e -aspetto fondamentale- duraturi nel tempo. Gli interventi più consigliati in questo comparto sono il lifting cervico facciale deep-plane completo o il mini-lifting facciale. Il mini-lifting differisce da quello completo principalmente perché prevede uno scollamento di porzioni meno estese di tessuti: questo comporta una permanenza più breve in sala operatoria (solo un’ora, in media) e può essere effettuato in anestesia locale; ciò consente di migliorare la jawline e il terzo superiore del collo con un decorso postoperatorio piuttosto rapido, se si considera che i punti si tolgono dopo 10 giorni. In ogni caso non dimenticate che si tratta di un intervento chirurgico e occorre affidarsi esclusivamente ad un professionista serio e qualificato.