LA VOGLIA DI BELLEZZA? HA 3000 ANNI DI STORIA.  ALLA SCOPERTA DELLE ORIGINI DELLA CHIRURGIA ESTETICA

LA VOGLIA DI BELLEZZA? HA 3000 ANNI DI STORIA.  ALLA SCOPERTA DELLE ORIGINI DELLA CHIRURGIA ESTETICA

di Maria Serena Patriarca

Il desiderio di apparire giovani e belli? Si perde nella notte dei tempi, e la chirurgia estetica ha alle spalle ben 3000 anni di storia. È quanto emerge da uno studio pubblicato su Harper’s Bazaar, la prestigiosa rivista di moda internazionale, che va a ritroso nei secoli, anzi, nei millenni, per capire le origini remote dei “ritocchini” così in voga nella società dei nostri giorni. 

Il termine chirurgia plastica deriva dal greco Plastikos, che significa “stampo” o anche “dare forma a qualcosa”: le sue radici sembra abbiano origini più curative che estetiche, in realtà.

I segreti ancestrali e rudimentali della chirurgia estetica sono tramandati, secondo diversi studiosi, in un testo medico degli antichi Egizi chiamato Edwin Smith Papyrus. Ideato probabilmente come un testo di chirurgia per traumi, qui sono contenuti diagnosi e studi all’avanguardia, importanti per capire come gli Egizi medicavano ferite e fratture ossee. Oltre a questo, il Papyrus spiega come curare le ferite nasali, manipolando il naso nella posizione desiderata prima di ricorrere a stecche in legno, tappi di lino e tamponi (per farlo restare in posizione).

Ma c’è chi ritiene – invece – che le origini degli interventi mirati all’effetto beauty non siano da trovare in Egitto, bensì in India. Secondo lo studioso Justin Yousef, che ha pubblicato uno studio apposito sull’European Journal of Plastic Surgery, infatti, è proprio in India che si riscontrano i più remoti cenni storici di ricostruzione nasale. “Nel VI secolo a.C., i medici in India effettuavano procedure molto simili alla rinoplastica dei nostri giorni. È stato ritrovato un testo dettagliato, intitolato Sushruta Samhita, in cui il medico indiano Sushruta – conosciuto come il padre della chirurgia plastica – spiega una tecnica straordinariamente avanzata per creare lembi di pelle. Pare che i motivi che spingessero i pazienti a modificare la forma del proprio naso fossero in realtà più estetici che curativi. Nell’India antica c’era inoltre la pratica di amputare il naso agli adulteri, come punizione. Paradossalmente questa usanza aiutò a migliorare la tecnica di Sushruta, che prevedeva la ricostruzione del naso usando la pelle prelevata dalla fronte” ha scritto nella sua ricerca il dottor Justin Yousef.

Ma anche nell’Antica Roma la ricerca spasmodica dell’ideale di bellezza estetica era dominante. I romani erano noti per la loro ammirazione del corpo perfetto e guardavano con sospetto le deformità congenite e basate su lesioni. In De Re Medicina (14-37 d.C.) Aulus Cornelius Celsus, parla di interventi chirurgici che nascondono cicatrici sulla schiena, riduzione della ginecomastia (ovvero l’aumento del grasso nelle mammelle maschili), utilizzo di lembi cutanei per riparare le lesioni del lobo dell’orecchio e nasali. Per i successivi 1700 anni il lavoro di Celsus restò la più famosa guida di riferimento per la chirurgia plastica.

Facendo poi un salto nella storia del nostro Paese, erano le grandi famiglie di scienziati a tramandarsi la tradizione di quest’arte. Nella Sicilia del XV secolo il dottor Branca reintrodusse la ricostruzione del naso con la tecnica indiana, senza però divulgare i segreti del mestiere, se non al proprio figlio ed “erede” professionale. Si è in seguito scoperto che i Branca, per riparare nasi, labbra e orecchie, usavano il cosiddetto “metodo italiano” che poi divenne patrimonio anche dei calabresi Boiardi, anche loro famiglia di medici chirurghi.

Solo nel XIX secolo, però, con l’invenzione dell’anestesia, incominciarono a cambiare le pratiche chirurgiche conosciute fino a quel tempo. Un fattore che accelerò il progresso della chirurgia estetica in Europa furono le guerre tra fine ‘800 e inizio ‘900. Miglioramenti dell’anestesia, uso dei sulfamidici, delle trasfusioni e della penicillina per tenere a bada le infezioni, ridussero mortalità e morbilità nelle procedure, così come si imparò a usare l’osso iliaco per la ricostruzione delle ossa del viso. Fino ad arrivare alla prima mastoplastica con il tessuto stesso della paziente, realizzata nel 1895 dal medico Czerny. Da questa data in poi un crescendo di innovazioni tecnologiche e scoperte scientifiche hanno portato alla chirurgia estetica contemporanea, ancora in continua evoluzione.