SEMPRE PIÙ ITALIANI RICORRONO AL CHIRURGO ESTETICO PERCHÉ PENTITI DEI PROPRI TATUAGGI

SEMPRE PIÙ ITALIANI RICORRONO AL CHIRURGO ESTETICO PERCHÉ PENTITI DEI PROPRI TATUAGGI

di Maria Serena Patriarca

Protagonisti sulle spiagge, dove i nostri corpi si mettono più a nudo, i tatuaggi possono essere motivo di orgoglio ma anche, in tanti casi, oggetto di pentimento. Sempre più Italiani si dichiarano insoddisfatti dei propri tattoo, e desiderano farli rimuovere. Facile farsi tatuare, ma non altrettanto eliminare il tatto. Secondo, l’Associazione Italiana di Chirurgia Plastica Estetica le richieste medie di cancellazione di tattoo nel nostro Paese sono circa a 14mila all’anno. 

Innanzi tutto occorre avere ben presente che rimuovere un tatuaggio è un processo lungo, con diverse sedute distanziate di circa 6-8 settimane, e che inseguito alla rimozione – per almeno un mese – va evitata l’esposizione al sole o a lampade abbronzanti. Ecco perché sarebbe meglio procedere alla rimozione in autunno, piuttosto che a ridosso dell’estate.

Cancellare un tatuaggio è un processo delicato, e va scelto con attenzione il professionista a cui affidarsi. La scomparsa completa non è sempre possibile, poiché attraverso il laser talvolta non è possibile cancellare l’intero disegno, specialmente se si tratta di tatuaggi dai tratti molto “pieni” e complessi. L’efficacia del trattamento dipende dunque dal colore usato dal tatuatore, dalla densità e dal tipo di pigmento utilizzato, nonché dalla profondità e dal fototipo del paziente.

Gli strumenti più innovativi – a detta degli esperti – sono i laser Q S, poiché sono in grado di distruggere le particelle di pigmento, riducendolo in millesimi di millimetro. Questi residui vengono poi smaltiti nei liquidi corporei, nel corso dei giorni e delle settimane successive al trattamento.

Non è sempre facile prevedere in anticipo quante saranno le sedute necessarie per la rimozione, e la durata di ogni singola seduta dipende dalla superficie del tatuaggio da “debellare”. Una superficie di 4 centimetri di lato – per farsi un’idea – viene trattata in circa 10 minuti.

Se si tratta di piccoli tattoo molto “semplici” si possono comunque preventivare all’incirca tra le 3 e le 5 sedute; laddove per creazioni più complesse e difficili si può arrivare anche fino a 8-12 sedute. La riuscita dipende da fattori di vario genere: il colore, innanzi tutto (il verde, il giallo e l’azzurro sono a volte impossibili da rimuovere, così come rosso può scurirsi); ma è fondamentale capire anche il tipo di tatuaggio (quelli con maggior profondità del pigmento ed elevata densità non sempre spariscono del tutto). Last, but not least, i tatuaggi di vecchia data sono più facili da trattare rispetto a quelli di recente realizzazione: ciò perché il corpo ha già eliminato parte dei pigmenti. 

La rimozione è sconsigliata per chi presenta infezioni attive della pelle o per chi ha la tendenza a sviluppare cicatrici cheloidee o ipertrofiche. Per chi ha la pelle scura (olivastra, nera) la rimozione risulta più problematica, in quanto c’è un alto rischio di alterare la pigmentazione di base della pelle. E se in corrispondenza del tatuaggio rimosso si formasse una sorta di di ombra? È normale, viene definita “fantasma del tatuaggio” e può durare alcuni anni o in certi casi per sempre.

Un discorso a parte meritano i tatuaggi cosmetici (per esempio camouflage di cicatrici, sopracciglia, labbra, areole) di colore fra il rosa, l’arancio e il marrone, i quali devono essere trattati con prudenza, poiché potrebbero annerirsi dal momento che contengono ossido di titanio e zinco. Per attutire il dolore da trattamento con laser Q S si applicano una crema anestetizzante e del ghiaccio. Bisogna, inoltre, fare attenzione ad eventuali terapie farmacologiche o con farmaci foto sensibilizzanti che potrebbero interferire con il risultato del procedimento.

Dopo il trattamento sulla pelle si possono formare piccole bollicine, da trattare con unguenti antibiotici e garza vaselinata per un paio di giorni, fino a che si formeranno le croste.